giovedì 20 maggio 2010

Tibet: arrestati 4 monaci

Quattro monaci del monastero di Thangpu, nella regione del Chamdo sono stati arrestati il 15 maggio. I monaci sono accusati di istigazione alla protesta e di istigazione a idee separatiste. I religiosi sono stati prelevati dalla polizia la mattina molto presto e sono detenuti nel carcere di Jomda. Le informazioni però sono frammentarie e non è certo che tutti e quattro si trovino nello stesso carcere.

mercoledì 19 maggio 2010

Caroline Baldwin in Tibet

André Taymans, nel suo blog ha presentato l’uscita del volume speciale dell’episodio Free Tibet della sua serie Caroline Baldwin, con le matite dell’albo, due inediti e un CD audio, il tutto in 999 esemplari numerati. Uscito in Belgio questa settimana, in Francia sarà nelle librerie a fine maggio. L’albo normale, invece, è disponibile, anche on line, dal 12 maggio 2010


Blog di André Taymans
http://andre.taymans.over-blog.com/article-bientot-chez-votre-libraire-49593739.html

https://www.amazon.fr/dp/2203020431?tag=afnews-21&camp=1414&creative=6410&linkCode=as1&creativeASIN=2203020431&adid=138TQ0FWTVR4NH47EJY2

Tibet, fotocopie nel mirino di Pechino

Non c'è pace per i tibetani: i controlli da parte dei cinesi si fanno sempre più insistenti. Stando a quanto riporta il China Daily, coloro che vogliono riprodurre materiale manoscritto o stampato a Lhasa saranno obbligati, d'ora in avanti, a mostrare la propria carta di identità e registrarsi.

Nel caso di società inoltre, dovranno poi essere indicati il nome e l'indirizzo, il numero di copie richieste e il nome della persona che si occupa di effettuare questo servizio. Questa decisione, secondo quanto sostiene il quotidiano cinese, sarebbe stata adottata per "prevenire l'uso delle copie per condurre attività illegali o da parte di criminali", maniera politicamente corretta per spiegare l'attività di bloccare qualsiasi diffusione di idee e opinioni anticinesi.

Xin Yuanming, vice capo della polizia di Lhasa, ha dichiarato in una conferenza stampa che, dopo i moti del marzo 2008 a Lhasa, molti separatisti spesso hanno cominciato ad innalzare
cartelli e a diffondere opuscoli con contenuti illegali. Durante la primavera di quell'anno, nelle proteste anti-cinesi, secondo Pechino, furono almeno 18 le persone a perdere la vita e centinaia a rimanere feriti.

Ma i morti furono molti di più. Proprio ieri in un dossier l'International Campaign for Tibet denunciava una stretta nei confronti degli scrittori e artisti tibetani da parte delle autorità di Pechino.

martedì 18 maggio 2010

Nessuna libertà di opinione in Tibet

"Una tempesta furiosa: il giro di vite contro gli artisti e gli scrittori tibetani". Questo il
titolo del rapporto con cui l'International Campaign for Tibet) ha denunciato l'arresto di 31 scrittori, autori di blog, intellettuali ed artisti per aver espresso idee e opinioni sul
governo cinese e in particolare sulla questione del Tibet.

Una situazione messa in evidenza di recente dall'arresto di un influente scrittore tibetano, Shogdung, prelevato dal suo ufficio lo scorso 23 aprile, probabilmente a causa della sua
ultima pubblicazione nel quale l'autore fa una dettagliata analisi delle proteste in Tibet della primavera del 2008.

Il rapporto sottolinea come dalla primavera del 2008 molti scrittori, usando sia la carta stampata che internet, sono in prima linea a favore della causa tibetana. L'ICT cita anche i casi di una cinquantina di tibetani, inclusi 13 scrittori, che sono all'improvviso scomparsi o hanno subito torture o minacce per aver espresso le loro opinioni.

Tra i casi segnalati anche quelli di due giovani tibetani che lavoravano per organizzazioni non governative occidentali che sono stati condannati a 14 anni di carcere per aver cercato di passare
informazioni sulla situazione tibetana. Così come quello di Wangdu, un operatore sociale, condannato all'ergastolo. Tante famiglie hanno dichiarato di non sapere che fine hanno fatto -
dopo la primavera del 2008 - i loro familiari, se siano vivi, se siano in carcere o meno.

Sciopero maoista in India: allerta in 5 stati

E' massima allerta in cinque stati indiani per uno sciopero di 48 ore proclamato dai ribelli maoisti. Secondo
fonti di stampa indiana, la sicurezza è stata rafforzata in Orissa, Bihar, Bengala Occidentale, Jharkhand e Chhattisgarh dove i ribelli hanno lanciato da oggi una mobilitazione generale. L'allerta riguarda le ferrovie, ponti e edifici governativi che possono essere obiettivi di sabotaggio da parte degli insorti. I maoisti protestano contro l'operazione antiguerriglia «Caccia verde» lanciata qualche mese fa dal governo di New Delhi che intende riprendere il controllo del cosiddetto «corridoio rosso» nel centro e nel nord-est.

Salgono a 40 le vittime dell'attentato in India

Sono almeno 40 le vittime dell'imboscata a un autobus compiuta dai ribelli maoisti nello stato centrale del Chhattisgarh, secondo l'agenzia Pti, che cita fonti governative locali. Tra i morti ci sono una ventina di poliziotti. Il bilancio delle vittime non è però stato confermato dal ministero dell'Interno di New Delhi, che ha duramente condannato il «massacro di molti civili». L'attacco è stato compiuto nel distretto di Dantewada, una zona controllata dai maoisti. Un ordigno azionato a distanza ha fatto saltare in aria un autobus di una compagnia privata con a bordo una cinquantina di passeggeri, tra cui molti poliziotti di una forza speciale. Sette persone sono state ricoverate in gravi condizioni. Secondo gli investigatori si tratta di un'operazione ben
orchestrata, che coincide con uno sciopero proclamato dai maoisti per domani in cinque stati indiani, per protestare contro l'offensiva lanciata lo scorso anno dall'esercito indiano.

lunedì 17 maggio 2010

India: nuovo attentato maoista

Almeno 20 persone, inclusi alcuni agenti di polizia sono stati uccisi oggi, lunedì, in un attentato di matrice maoista. Una mina è stata collocata sotto un bus in India centrale. I notiziari indiani, che ne danno notizia ora comunicano che potrebbero esserci anche altre vittime. L'attacco terrorista è avvenuto nella zona di Dantewada, la setssa dove in aprile morirono 75 poliziotti. Il governo non è ancora in grado di fornire ulteriori dettagli.