sabato 20 marzo 2010

Manifestazioni per il Tibet in apertura dei Giochi militari

20 MAR- Una decina di manifestanti che hanno esposto diverse bandiere del Tibet si sono presentati questa mattina, dalle ore 9, davanti al Palazzo della Regione, ad Aosta, dove è in corso il forum "Sport e Pace", prologo della prima edizione dei "Giochi mondiali militari". Il gruppo, formato perlopiu' da esponenti radicali e dei movimenti della sinistra e' stato comunque mantenuto a debita distanza dal luogo della conferenza dalle Forze dell'ordine che vigilano sulla manifestazione. La protesta e' nata dopo che la delegazione cinese, durante un sopralluogo a Gressoney-Saint-Jean, dove si terranno le gare di slalom femminile, ha preteso ed ottenuto che la bandiera del Tibet, esposta sul tetto della "Scuola di sci" venisse tolta, nonostante la contrarieta' del direttore della scuola, Mauro David: "ho messo a disposizione le bandiere che avevo - racconta Flavio Martino, dell'associazione radicale "Loris Fortuna" - e ne ho distribuite una ventina. Al di la' dell'aspetto numerico ci interessa il gesto simbolico ed abbiamo percepito "a pelle" il consenso della gente che e' passata". Altre manifestazioni a favore del Tibet sono state organizzate nel pomeriggio durante la cerimonia di apertura dei Giochi.

venerdì 19 marzo 2010

Mongolia: chi scava, trova....























La Mongolia si riconferma terra scrigno delle nostre origini. Una nuova specie di dinosauro è stata infatti scoperta da due ricercatori universitari, un britannico e un americano. Si tratta del Linheraptor exquisitus, un parente del più famoso Velociraptor. I suoi resti, ben conservati, sono stati rinvenuti nel deserto del Gobi. Si tratta del primo scheletro pressoché completo di questo tipo di dinosauro a essere stato trovato nella zona dal 1972.


RIFLESSIONE 1


Questo blog è stato creato per mantenere viva l'attenzione su alcuni paesi a cui la stampa occidentale tendenzialmente dà poco spazio. Nel mio lavoro mi rendo conto ogni giorno come l'informazione sia sottomessa a delle leggi ben precise, prigioniera delle agenzie che decidono cosa è importante segnalare.

La Cina, grazie alla sua potenza, anche in questo caso ci "mette lo zampino". La maggior parte delle nazioni, Stati, regioni che sono è posta geograficamente e storicamente in qualche modo sotto l'influenza di Pechino, hanno poca possibilità di dar voce alle loro rivendicazioni.

Posti dietro al grande ventaglio del Partito unico al potere, questi popoli vivono un po' nell'ombra, in silenzio muovono i loro passi e con fatica riescono a salire sul palco in cui sfilano i protagonisti del nostro tempo. Noi con questo blog, vogliamo creare loro un teatro in cui possano esprimersi e farsi conoscere. (FOTO: scattata nella steppa in Mongolia. La signora in primo piano è una professoressa di italiano, con lei sua sorella.)


Sanduk Ruit, il chirurgo che ridona la vista ai poveri

Kathmanudu, 19 MAR, In Nepal il medico oftalmologo Sanduk Ruit ha messo a punto, da almeno vent’anni, una tecnica per impiantare lenti intraoculari ed operare la cataratta velocemente, a basso costo e con alti standard qualitativi. uovendosi tra territorio tibetano, Cina, Nepal, Buthan, nord dell’India e del Pakistan, il dottor Ruit - vincitore, nel 2006, del Premio Magsaysay - stima che la sua tecnica abbia restituito la vista, ad oggi, a circa 3 o 4 milioni di persone, nonostante tale tecnica, usata per interventi “di massa” sia stata condannata dalla comunità medica internazionale come impensabile e sconsiderata.

giovedì 18 marzo 2010

Nepal, autobus cade nel fiume, morte 30 persone

KATHMANDU (Reuters) 18 MAR- Un autobus pieno di abitanti di zone rurali è caduto oggi da una strada di montagna precipitando in un fiume nel Nepal occidentale e causando la morte di 30 persone.
Lo ha detto la polizia locale aggiungendo che l'incidente è avvenuto nei pressi di Kitti, villaggio a 320 km ad ovest di Kahtmandu, mentre l'autobus stava affrontando una curva ripida.
Gli incidenti stradali sono comuni nelle montagne del Nepal in cui i trasporti sono per lo più affidati a vecchi autobus revisionati di rado.

ALPINISMO: ABELE BLANC SU ANNAPURNA PER COMPLETARE OTTOMILA

(ANSA) - AOSTA, 18 MAR - L'alpinista valdostano Abele Blanc
tenterà per la sesta volta di scalare l'Annapurna, 8.091 metri,
in Nepal, unica vetta che gli manca per entrare nella ristretta
cerchia di coloro che hanno conquistato tutti gli Ottomila della
Terra. La spedizione sarà presentata in una conferenza stampa
il 30 marzo al Forte di Bard.
Blanc proverà prima a salire la parete nord dell'Everest e,
a seguire, l'Annapurna. Con lui ci saranno il valdostano Marco
Camandona e i piemontesi Michele Enzio e Silvio Mondinelli, che
ha già raggiunto tutte le 14 cime più alte del mondo.
All'Annapurna, inoltre, il team italiano collaborerà con quello
spagnolo della basca Edurne Pasaban, che mira a diventare la
prima donna ad aver scalato tutti gli Ottomila.
"Credo che ciò che ci circonda - spiega Blanc - sia un vero
paradiso, a patto di saperlo apprezzare. Per questo salire in
montagna ormai per me non significa raggiungere la cima, ma
vedere e far vedere tutto ciò che sta intorno a noi nel
percorso di salita alla vetta. Ed è quello che cerco di
comunicare a chi mi è vicino, a chi sale in montagna insieme a
me oggi".

TIBET: GIOCHI MILITARI VAL D'AOSTA; CINESI, VIA LA BANDIERA

(ANSA) - AOSTA, 18 MAR - "Togliete quella bandiera". E' la
richiesta che la delegazione cinese - in Valle d'Aosta per i
Giochi mondiali militari - ha fatto quando ha visitato i campi
di gara dei Giochi mondiali militari invernali (dal 20 al 25
marzo) e si è trovata di fronte un vessillo del Tibet.
E' accaduto, come segnalato oggi su La Stampa, a
Gressoney-Saint-Jean (Aosta). La bandiera sventolava (da due
anni) sul pennone davanti alla scuola di sci, in località
Weissmatten. I cinesi nel febbraio scorso si sono rivolti al
comitato organizzatore dei Giochi, chiedendo la rimozione. Prima
é stata tolta, poi rimessa dal direttore della scuola. Alla
fine, il 14 marzo scorso, l'assemblea dei maestri di sci di
Gressoney ha deciso di toglierla definitivamente.
A Gressoney sono in programma il 22 e il 24 marzo le gare di
sci alpino (slalom speciale e slalom gigante) femminili. (ANSA)

TIBET: TESTIMONI, PROTESTE STUDENTI IN PROVINCIA GANSU


TIBET: TESTIMONI, PROTESTE STUDENTI IN PROVINCIA GANSU
(ANSA) - PECHINO, 18 MAR - Centinaia di giovani tibetani
hanno dato vita a manifestazioni anti-cinesi e a sostegno del
Dalai Lama, il leader tibetano che vive in esilio in India, in
almeno due località della Cina a popolazione tibetana. Lo hanno
affermato testimoni confermando quanto era stato sostenuto da
alcuni siti web di esuli tibetani.
Studenti liceali, secondo queste notizie, hanno protestato
per le strade di Hezuo, nella provincia del Gansu, per ricordare
l'insurrezione anti-cinese del 1959, che si concluse con la fuga
in India dell'allora giovanissimo Dalai Lama.
Almeno 20 ragazzi sarebbero stati arrestati dagli uomini
della Polizia Armata del Popolo che da quasi due anni stazionano
in permanenza nelle aree tibetane dove si sono verificate
proteste nella primavera del 2008.
Circa 500 persone hanno partecipato ad una seconda protesta,
organizzata per chiedere la liberazione dei giovani
imprigionati. Un'analoga protesta sarebbe avvenuta, aggiungono i
testimoni, il 14 marzo a Machu, sempre nel Gansu.
Il governo della provincia ha smentito che le manifestazioni
abbiano avuto luogo. Nelle proteste del 2008 hanno perso la vita
circa 200 persone, secondo gli esuli tibetani. Pechino sostiene
invece che le vittime sono state non più di una ventina, in
maggioranza immigrati cinesi uccisi a Lhasa dai tibetani in
rivolta. (ANSA).

mercoledì 17 marzo 2010

Nepal: 23 tibetani fanno lo sciopero della fame

Katmandu, 17 mar. (Ap) - Ventitre tibetani detenuti in Nepal per aver protestato contro la Cina hanno intrapreso lo sciopero della fame per rivendicare la loro immediata scarcerazione.
Il capo della polizia di Katmandu, Ganesh Chettri, ha indicato che i tibetani, in carcere per novanta giorni, oggi hanno rifiutato il cibo.
Sono stati detenuti in base alla legge sulla pubblica sicurezza, che prevede di punire individui o gruppi che sono una minaccia alla popolazione.

GOOGLE: CINA, GIALLO PER RICOMPARSA FOTO TIANANMEN

(ANSA) - PECHINO, 16 MAR - Alcuni siti web vietati dalle
autorità cinesi, come quelli che mostrano le foto del massacro
di piazza Tiananmen del 1989 e quelli di alcuni gruppi
indipendentisti delle minoranze etniche della Cina sono stati
accessibili oggi per alcune ore attraverso il sito in cinese di
Google. E' quanto hanno raccontato alcuni giornalisti stranieri,
mentre un portavoce del quartier generale di Google in
California, Scott Rubin, ha dichiarato ai media americani che la
compagnia "non ha cambiato nulla" nelle sue operazioni in
Cina, gettando un' ombra di mistero sulla vicenda.
Google, che gestisce un popolare "motore di riceca" su
Internet, ha denunciato attacchi informatici contro i suoi siti
in provenienza dalla Cina e minacciato di togliere i 'filtri'
imposti dalla censura cinese che impediscono l' accesso ai siti
ritenuti pericolosi dalle autorità. Giornalisti della rete
televisiva americana Nbc hanno affermato di aver aperto alcuni
siti abitualmente proibiti sul massacro di piazza Tianamen, sui
movimenti indipendentisti della regione cinese del Xinjiang e
quello del Tibet Information Network gestito da esuli tibetani
vicini al Dalai Lama, il leader tibetano in esilio considerato
un nemico da Pechino. I giornalisti hanno anche potuto vedere il
video che mostra un uomo disarmato che ferma i carri armati
diretti su piazza Tiananmen occupata dagli studenti, girato
clandestinamente la notte del massacro.
Altri utenti di Internet hanno avuto risultati
contraddittori: alcuni affermano di aver aperto siti proibiti,
altri di non esserci riusciti. "Sembra che i filtri non
funzionino perfettamente - ha commentato Jeremy Goldkorn,
fondatore del sito Danei.com che segue l' evoluzione di Internet
in Cina. Un responsabile di Google citato dalla Nbc ha sollevato
l'ipotesi che il parziale sblocco dei filtri potrebbe essere
stato fatto di proposito dal governo cinese.
Google è impegnata da gennaio, subito dopo la sua denuncia,
in trattative col governo cinese per cercare una soluzione di
compromesso. I colloqui, ha scritto due giorni fa il quotidiano
The Financial Times, sono arrivati ad un punto morto e la
compagnia californiana si starebbe preparando a chiudere il suo
sito in cinese.
Non è chiaro cosa accadrebbe in quel caso alle altre
operazioni di Google in Cina, come la fornitura di un software
per i telefoni cellulari e se lo stesso sito in inglese
Google.com e il suo popolare servizio di posta elettronica, la
Gmail. Google China ha circa 700 dipendenti la cui sorte è
legata all' esito della vicenda.(ANSA).

martedì 16 marzo 2010

Porte aperte all'Icimod: 3000 visite

KATHMANDU, Nepal -- Più di tremila persone hanno visitato, la scorsa settimana, la sede dell'International Centre for Integrated Mountain Development in Nepal. Il primo weekend di marzo la nota organizzazione, che si occupa di sviluppo sostenibile nell'Hindu Kush Himalaya, ha infatti aperto le porte del suo quartier generale, che si trova a Khumaltar, organizzando visite guidate, mostre e spettacoli.

L'evento ha fatto parte di una due giorni battezzata "Icimod Nepal Day 2010", durante la quale sono state organizzate diverse iniziative. Il primo giorno, uno workshop sulle attività dell'Icimod e una mostra dei lavori svolti in Nepal, una conferenza stampa su ghiacciai, cambiamenti climatici e problemi ambientali in Himalaya e un concorso giornalistico sul tema. Il secondo, tutto dedicato al pubblico.

Durante la giornata "porte aperte", sono stati organizzate visite guidate alla sede dell'Icimod, dove la gente ha potuto parlare con gli esperti e capire qualcosa in più sulle popolazioni di montagna, gli effetti dei cambiamenti climatici sulle terre d'alta quota, la biodiversità e il monitoraggio climatico.

Nei giardini dell'Icimod, una distesa di stand dedicati a svariati argomenti, dalla biodiversità alle energie alternative, con dimostrazioni e vendita di prodotti come lampade solari, miele, libri, macchine elettriche, uno spazio relax con ristoro e drink e punti interattivi dove giocare al ‘Know Your Mountain" quiz. Grande successo ha riscosso il piccolo spettacolo teatrale su acqua e biodiversità allestito dai bambini.

L'Icimod, centro internazionale per lo sviluppo integrato della montagna, riunisce gli otto Paesi della regione Himalayana (Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, China, India, Myanmar, Nepal e Pakistan) dedicando iniziative e progetti al loro sviluppo sostenibile in partnership con altre organizzazioni locali e internazionali, tra cui l'italiano Comitato Evk2Cnr.

Sara Sottocornola

Takargo prima salita per Joseph Puryear e David Gottlie

Gli americani Joseph Puryear e David Gottlieb hanno effettuato la prima salita del Takargo (6771 metri) in Nepal lungo la parete est.
Al momento ci sono davvero poche informazioni, ma ciò che abbiamo è certamente sufficiente per una bella notizia: Joseph Puryear e David Gottlieb hanno effettuato la prima salita di Takargo (6771m) in Nepal.

L'esperto team statunitense lo scorso febbraio è arrivato nella remota Valle Rolwalingdove ha trascorso quasi due settimane vicino al villaggio di Beding per salire delle cascate di ghiaccio che i due avevano osservato già nel 2008. Dopo questo periodo di acclimatamento i due si sono recati sul ghiaccio Tradkarding dove hanno stabilito il campo base a 3700m, con l'intento di salire la parete ovest del Takargo, anche conosciuto come Dragkar-Go.

Dopo un'analisi più attenta però Puryear e Gottlieb si sono resi conto che la mancanza di neve in parete avrebbe reso la salita troppo pericolosa. I due hanno quindi cambiato obiettivo, spostandosi in un giorno alla base della parete est, dove hanno stabilito il campo base avanzato a 5800m. Il 12/03/2010 li ha visti in cima e, dopo essere scesi al campo base, ora stanno rientrando in patria.

Nel corso degli ultimi anni Joseph Puryear e David Gottlieb hanno effetuato una serie di impressionanti prime salite in stile alpino sulle più remote montagne del Nepal, tra cui nel 2008 quella del Kang Nachugo (6735m) sempre nella valle Rolwaling e nell'aprile 2009 lo Jobo Rinjang (6778m).

Effetto Dzud in Mongolia

Tre mesi con temperature 3°/4°C inferiori alle già bassissime medie invernali hanno decimato il bestiame, risorsa fondamentale per le popolazioni nomadi, già provato dalla siccità dell'estate 2009. Milioni i capi morti per il freddo, decine di vittime di freddo e fame anche tra i pastori. La periferia della capitale Ulaan-Baatar trasformata in una immensa tendopoli, per le migliaia di persone che vi hanno cercato rifugio lasciando le steppe gelate.


Un inverno gelido, con temperature nettamente inferiori alle medie stagionali, ha sconvolto la Mongolia. Per tre mesi abbondanti il Paese asiatico, stretto tra la Russia siberiana e il nord della Cina, è rimasto paralizzato da un gelo intensissimo, in alcune zone accompagnato anche da nevicate continue. Oltre tre milioni di animali, tra yak, pecore, capre, cavalli e cammelli, sono morti per il freddo e per la fame. Intere regioni sono rimaste a lungo isolate. Migliaia di persone sono allo stremo, consumate dalla denutrizione, dall'esaurimento delle fonti di riscaldamento e dall'impossibilità di essere curate. Decine di pastori nomadi sono morti per gli stenti, tra loro molti bambini. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, chiedendo aiuto alla comunità internazionale. Le autorità mongole stimano che prima del disgelo, atteso a maggio, moriranno almeno altri tre milioni di capi di bestiame.
Con l'arrivo della primavera si rischia un'altra catastrofe. Lo scioglimento di ghiaccio e neve potrebbe causare alluvioni, distruggendo i pascoli e le magre coltivazioni. Milioni di carcasse di animali potrebbero inquinare le sorgenti, favorendo la diffusione di epidemie. Le Nazioni Unite hanno lanciato l'allarme, paragonando l'emergenza ad uno tsunami o a un terremoto. Il programma di sviluppo dell'Onu, come intervento immediato, ha destinato un fondo di 4 milioni di dollari per rimuovere e seppellire le carcasse.
L'Unicef ha lanciato l'allarme per la mancanza di cibo e riscaldamento in centinaia di dormitori delle scuole. Alunni e studenti, che trascorrono l'inverno nelle scuole, lontano dalle famiglie sparse in montagna e nelle steppe, non possono salvarsi tornando a casa o nelle yurte (le tipiche tende dell'Asia centrale) perché le piste sono interrotte o cancellate.
La Mongolia, pur abituata da sempre a condizioni estreme (la continentalità del suo clima è esasperata), è nella morsa di un cambiamento climatico devastante. L'inverno gelido e nevoso è venuto dopo un'estate calda e soprattutto arida. Il fenomeno dell'accentuazione degli estremi stagionali, chiamato Dzud, si era finora ripetuto ogni otto-dieci anni, consentendo a uomini, animali e piante di rimettersi dai dissesti. Dal 1990 questo è invece il quinto Dzud che flagella i mongoli. Le temperature estive sono aumentate in media di 2,2°C, quelle invernali scese di 3,5°C.
Le medie climatologiche di Ulaan-Baator ne fanno la capitale con gli inverni più freddi del pianeta. Le medie di dicembre, gennaio e febbraio sono -23,8°/-13,7°C, -26,5°/-15,6°C, -24,1°/-11,4°C, quest'anno le medie dei tre mesi sono state: dicembre -25,2°/-14,9°C gennaio -28,2°/-18,6°C, febbraio -26,0°/-14,7°C. Nelle zone più fredde del paese, a partire da fine novembre, raramente la temperatura media giornaliera ha superato i 30 gradi sotto zero, avvicinandosi spesso, nelle minime, ai -50°C. Ulaan-Gom, nel nordovest, ha queste medie invernali: dicembre -30,6°/-21,2°C, gennaio -36,6°/-26,0°C, febbraio -35,4°/-23,4°C. Nel trimestre invernale 2009/10 le temperature medie sono state: dicembre -33,7°/-22,2°C, gennaio -40,6°/-28,9°C, febbraio -40,4°/-26,8°C. Nel nord del paese, Rinchinhumbe ha registrato in febbraio temperature medie -37,6°/-26,7°C, contro medie di minime e massime -34,0°/-21,0°C, dopo che già gennaio e dicembre erano state sottomedia. Anche nella prima decade di marzo le temperature sono rimaste sotto le medie stagionali, con minime ancora vicine a -40°C in molte regioni.
Tre quarti della superficie della nazione, vasta cinque volte l'Italia, era ancora coperta, all'inizio di marzo, da uno strato di neve ghiacciata, localmente anche spesso 40 cm, che sono molti in una terra caratterizzata da inverni gelidi ma con scarsissime precipitazioni. Le enormi mandrie, unico bene della popolazione, non hanno più avuto la possibilità di scavare fino a raggiungere licheni e arbusti. La strage del bestiame e il deperimento dei capi ancora in vita hanno privato la gente di latte, grasso e carne, componenti essenziali dell'alimentazione. E' venuto a mancare anche lo sterco degli yak, combustibile primario fuori dalla capitale e nelle aree dove manca il legname offerto dalla vegetazione.
La periferia di Ulan Bator si è trasformata in una tendopoli di disperati, in fuga dai deserti e dalle steppe, accampati in condizioni igieniche precarie. Il Ministero degli Interni ha lanciato l'allarme a causa di saccheggi nei negozi di alimentari e assalti nelle abitazioni dei residenti, alla ricerca di vestiti e carbone.
Già nel 2001, dopo un inverno comunque meno difficile di quello 2009/10, migliaia di famiglie nomadi hanno abbandonato la vita pastorale riducendosi all'emarginazione nei sobborghi delle città. Sette maschi adulti su dieci, secondo una ricerca del governo, lottano contro l'alcolismo, una piaga tipica delle popolazioni nomadi forzate a diventare stanziali, ma in condizioni di miseria e degrado. Quest'anno le condizioni sono ancora più drammatiche. Almeno il 10% del bestiame, ovvero quasi 5 milioni di capi, è perduto. Secondo gli ultimi dati del governo, il gelo ha falciato 1,8 milioni di capre, 1 milione di pecore, 200.000 mucche, 150.000 yak, 90.000 cavalli e 1700 cammelli. Dei 2,6 milioni di mongoli, oltre 1 milione era dedito alla pastorizia migrante. Circa trecentomila famiglie hanno espresso la volontà di abbandonare la millenaria vita tradizionale e presentato domanda per un alloggio pubblico, ma questo vorrebbe dire stravolgere il profilo sociale del paese. Su 21 province, sepolte da una neve in genere non spessa ma dura come marmo, 19 hanno subìto danni notevoli. Le regioni del nord e dell'ovest, abitate dalla minoranza kazaka aggrappata alle grandi montagne, rischiano lo spopolamento definitivo.
Il bilancio della nazione, già povera, non è in grado di sostenere gli aiuti per una ripresa. Il bestiame è da sempre una risorsa essenziale per i mongoli, da prima di Gengis Khan. Senza animali non possono mangiare, vestirsi, riscaldarsi, costruire le yurte e spostarsi. Chi ha perso i propri capi non ha perduto solo reddito e lavoro ma la possibilità stessa di sopravvivenza della famiglia. All'inizio dell'inverno i nomadi sono scesi dalle praterie d'alta quota, chiudendo gli animali in ripari di sasso che distano molte ore dai loro rifugi invernali. Secondo il responsabile dell'ufficio veterinario nazionale, l'assenza di fieno sotto la neve, anche a causa delle scarse piogge dell'estate 2009, ma soprattutto l'interruzione delle piste, che ha portato all'abbandono del bestiame per settimane, sono all'origine della catastrofe.
Da Cina, Kazakhstan e Russia sono giunti convogli umanitari con cibo, coperte, medicine e scarpe. Per le Nazioni Unite, si tratta però di "una goccia nel mare", mentre neonati e bambini muoiono di fame e freddo.
Giovanni Staiano

Matrimoni gay in Nepal

Sembra passato un secolo, anziché pochissimi anni, da quando il Nepal era l’unica monarchia induista del pianeta, Sua Maestà era venerato come manifestazione terrena del dio Vishnu e i brahmani lavavano e truccavano le statue della divinità pronunciando poi il nome del re. Oggi il Nepal, emerso a fatica da una sanguinosa guerra civile con i maoisti, sta cambiando a una velocità impensabile.

L’ultima novità riguarda la possibilità di celebrare matrimoni omosessuali: diventerà una realtà a partire da maggio, e un’apposita agenzia, la Pink Mountain, organizzerà viaggi di nozze a dorso di elefante e cerimonie ai piedi dell’Himalaya, per coppie gay e lesbiche. Motore dell’iniziativa è un deputato comunista, Sunil Babu Pant che è anche l’unico membro di un Parlamento asiatico ad essere dichiaratamente gay.

Ne ha dato notizia giorni fa il Daily Telegraph, ed è interessante notare che dietro all’iniziativa non c’è solo la volontà di affermare un diritto civile ma anche una politica volta a promuovere il turismo in un Paese economicamente stremato dagli anni della guerra civile.

Oggi il governo di Kathmandu vuole, secondo il deputato Pant, «aumentare per l’anno prossimo il numero dei turisti da 400mila a un milione» attirando almeno il 10% del turismo omosessuale mondiale. Per rimpinguare le disastrate casse statali. A questo scopo si è tenuto, in febbraio, una conferenza nazionale sulle nuove politiche del turismo. Perché il Nepal torni ad essere quello che era un tempo: una meta privilegiata per i viaggiatori di tutto il mondo.

Maoismo e marketing sembrano sposarsi benissimo, nel nuovo Nepal.

lunedì 15 marzo 2010

Governo svizzero, nessun incontro con il Dalai Lama



BERNA (ats) 15.03.2010. Nessun Consigliere federale incontrerà il Dalai Lama nel corso della sua prossima visita in Svizzera prevista nel mese di
aprile. Rispondendo oggi al Consiglio Nazionale, Micheline Calmy-Rey, ha addotto «ragioni di agenda» per giustificare la posizione del governo.

Pressata dalle domande di diversi depuatati, che giudicavano questa affermazione poco credibile e che ci vedevano un pretesto per non dover riconoscere che la Svizzera si piega alle pressioni di Pechino, la ministra degli affari esteri non ha fatto che ripetere la propria risposta, lasciandosi sfuggire soltanto un «purtroppo».

Il Dalai Lama sarà presente alla cerimonia organizzata a Zurigo
dalla comunità tibetana per celebrare i 50 anni dall'arrivo dei rifugiati in Svizzera. Calmy-Rey ha riconosciuto l'importanza che l'evento ha per la comunità tibetana e ha tenuto a precisare che la Svizzera prosegue la politica umanitaria che l'aveva portata ad accogliere i tibetani.

La ministra ha poi ricordato come il Consiglio Federale abbia autorizzato due uiguri provenienti da Guantanamo ad installarsi nel Canton Giura, suscitando le critiche della Cina. Calmy-Rey ha inoltre indicato che il Dalai Lama ha incontrato i membri del Consiglio Federale a quattro riprese. Di passaggio in Svizzera l'anno scorso, il leader spirituale tibetano è tuttavia stato ricevuto soltanto dalla presidente del Consiglio Nazionale Chiara Simoneschi-Cortesi.

Crisi Cina-Stati Uniti

PECHINO 14.03.10 (ats/ansa) Il premier cinese Wen Jiabao ha accusato gli Stati Uniti di aver provocato la crisi nelle relazioni tra i due Paesi in corso dalla fine del 2009.
Nella sua conferenza stampa annuale che chiude i lavori dell'Assemblea Nazionale del Popolo, il Parlamento cinese, Wen non ha ceduto terreno neanche sulla questione dello yuan la valuta cinese che, ha detto, resterà «stabile» nonostante le «pressioni» americane ed europee.
Solo in un momento Wen Jiabao è apparso sulla difensiva, ed è stato quando un giornalista straniero gli ha posto una domanda su Google, la società informatica americana che ha minacciato di lasciare la Cina a causa dell'invadenza della censura e la Rio Tinto, l'impresa austrialiana che ha cinque dirigenti in prigione in Cina in attesa di processo. «Le imprese straniere sono sempre le
benvenute - ha affermato il premier - purché rispettino la legge». «Nei prossimi anni - ha aggiunto - mi impegnerò per conoscere più direttamente i problemi degli imprenditori stranieri in Cina». Sulla crisi nei rapporti con gli USA, Wen ha ripetuto quello già sostenuto in passato da alcuni dei suoi collaboratori, cioè che essa è interamente responsabilità di Washington. Gli Stati Uniti hanno tributato onori al Dalai Lama del Tibet, considerato un nemico da Pechino, ed hanno autorizzato la vendita di armi sofisticate a Taiwan, l'isola di fatto indipendente che la Cina rivendica, ha ricordato Wen. Quindi, ha concluso, tocca a loro «agire per ricucire
le relazioni».