lunedì 6 dicembre 2010

Accordo discutibile fra Nepal e Cina

Il Nepal e la Cina hanno stretto un accordo per prevenire la fuga dei tibetani in Nepal e "controllare le frequenti proteste contro Pechino". Lo scrivono i media nepalesi rilanciati da Ong pro Tibet.

Nell'intesa di 13 punti raggiunta a Chautara, in Nepal, vicino al confine tibetano, Pechino e Kathmandu si sono impegnati a "restringere l'ingresso dei tibetani in Nepal e sistemare la distribuzione delle carte di ingresso".

In Nepal vivono circa 20.000 esuli tibetani e a Kathmandu si sono viste molte manifestazioni contro l'occupazione cinese, bloccate dalla polizia nepalese. La stessa polizia, ha anche bloccato attivisti tibetani in Nepal nelle loro case, per impedire loro di prendere parte alle manifestazioni. Ogni anno, migliaia di tibetani, sia religiosi che civili, scappano dal loro paese e, attraverso il Nepal, cercano di raggiungere l'India, anche se spesso molti restano nel paese himalayano.

Il governo nepalese, in un tentativo di non inimicarsi il vicino cinese, ha spesso consegnato alle autorità di Pechino, esuli in fuga, attirandosi le critiche internazionali. Il mese scorso, il governo cinese ha offerto un corso di addestramento a Pechino per reparti speciali della polizia nepalese
sulla gestione delle manifestazioni, proprio nel tentativo di bloccare proteste di piazza contro la politica di Pechino in Tibet.


Nel 2009, per la prima volta nella sua storia, il governo di Kathmandu ha annunciato la sua decisione di aumentare la sorveglianza sul suo confine con il Tibet, proprio dietro pressioni
della Cina.


Il Nepal, storicamente, ha sempre assicurato agli esuli tibetani un passaggio attraverso il suo territorio, anche dietro un accordo informale con l'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite raggiunto nel 1989, quando Kathmandu smise di dare ai tibetani lo status di rifugiato, assicurando loro il passaggio attraverso il Nepal verso l'India.

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