mercoledì 19 maggio 2010

Tibet, fotocopie nel mirino di Pechino

Non c'è pace per i tibetani: i controlli da parte dei cinesi si fanno sempre più insistenti. Stando a quanto riporta il China Daily, coloro che vogliono riprodurre materiale manoscritto o stampato a Lhasa saranno obbligati, d'ora in avanti, a mostrare la propria carta di identità e registrarsi.

Nel caso di società inoltre, dovranno poi essere indicati il nome e l'indirizzo, il numero di copie richieste e il nome della persona che si occupa di effettuare questo servizio. Questa decisione, secondo quanto sostiene il quotidiano cinese, sarebbe stata adottata per "prevenire l'uso delle copie per condurre attività illegali o da parte di criminali", maniera politicamente corretta per spiegare l'attività di bloccare qualsiasi diffusione di idee e opinioni anticinesi.

Xin Yuanming, vice capo della polizia di Lhasa, ha dichiarato in una conferenza stampa che, dopo i moti del marzo 2008 a Lhasa, molti separatisti spesso hanno cominciato ad innalzare
cartelli e a diffondere opuscoli con contenuti illegali. Durante la primavera di quell'anno, nelle proteste anti-cinesi, secondo Pechino, furono almeno 18 le persone a perdere la vita e centinaia a rimanere feriti.

Ma i morti furono molti di più. Proprio ieri in un dossier l'International Campaign for Tibet denunciava una stretta nei confronti degli scrittori e artisti tibetani da parte delle autorità di Pechino.

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