mercoledì 17 marzo 2010

GOOGLE: CINA, GIALLO PER RICOMPARSA FOTO TIANANMEN

(ANSA) - PECHINO, 16 MAR - Alcuni siti web vietati dalle
autorità cinesi, come quelli che mostrano le foto del massacro
di piazza Tiananmen del 1989 e quelli di alcuni gruppi
indipendentisti delle minoranze etniche della Cina sono stati
accessibili oggi per alcune ore attraverso il sito in cinese di
Google. E' quanto hanno raccontato alcuni giornalisti stranieri,
mentre un portavoce del quartier generale di Google in
California, Scott Rubin, ha dichiarato ai media americani che la
compagnia "non ha cambiato nulla" nelle sue operazioni in
Cina, gettando un' ombra di mistero sulla vicenda.
Google, che gestisce un popolare "motore di riceca" su
Internet, ha denunciato attacchi informatici contro i suoi siti
in provenienza dalla Cina e minacciato di togliere i 'filtri'
imposti dalla censura cinese che impediscono l' accesso ai siti
ritenuti pericolosi dalle autorità. Giornalisti della rete
televisiva americana Nbc hanno affermato di aver aperto alcuni
siti abitualmente proibiti sul massacro di piazza Tianamen, sui
movimenti indipendentisti della regione cinese del Xinjiang e
quello del Tibet Information Network gestito da esuli tibetani
vicini al Dalai Lama, il leader tibetano in esilio considerato
un nemico da Pechino. I giornalisti hanno anche potuto vedere il
video che mostra un uomo disarmato che ferma i carri armati
diretti su piazza Tiananmen occupata dagli studenti, girato
clandestinamente la notte del massacro.
Altri utenti di Internet hanno avuto risultati
contraddittori: alcuni affermano di aver aperto siti proibiti,
altri di non esserci riusciti. "Sembra che i filtri non
funzionino perfettamente - ha commentato Jeremy Goldkorn,
fondatore del sito Danei.com che segue l' evoluzione di Internet
in Cina. Un responsabile di Google citato dalla Nbc ha sollevato
l'ipotesi che il parziale sblocco dei filtri potrebbe essere
stato fatto di proposito dal governo cinese.
Google è impegnata da gennaio, subito dopo la sua denuncia,
in trattative col governo cinese per cercare una soluzione di
compromesso. I colloqui, ha scritto due giorni fa il quotidiano
The Financial Times, sono arrivati ad un punto morto e la
compagnia californiana si starebbe preparando a chiudere il suo
sito in cinese.
Non è chiaro cosa accadrebbe in quel caso alle altre
operazioni di Google in Cina, come la fornitura di un software
per i telefoni cellulari e se lo stesso sito in inglese
Google.com e il suo popolare servizio di posta elettronica, la
Gmail. Google China ha circa 700 dipendenti la cui sorte è
legata all' esito della vicenda.(ANSA).

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